Eugenio Nicolò Cassotti, laurea in ingegneria al Politecnico di Milano nel 2010, dedito all’analisi di medio/lungo termine del mercato energetico nazionale ed internazionale in Edison, nonché Presidente del Rotaract Bergamo Città Alta, ha tenuto un’interessante conferenza per illustrare  come è cambiato nel tempo l'approccio all'energia del nostro Paese, in particolare quella elettrica, e cosa potrebbe avere in serbo il futuro.

E’ successo spesso nella storia d’Italia che il nostro Paese sia stato pioniere nell’adottare nuove tecnologie. Così è stato anche per l’elettricità. La prima centrale elettrica italiana (ed europea), la seconda al mondo, fu la centrale a carbone di Santa Radegonda, realizzata nel cuore di Milano, che nel 1883 illuminò per la prima volta con lampade elettriche la Galleria ed il Teatro alla Scala.

Il periodo 1883 – 1944 fu caratterizzato dallo sviluppo dell’energia idroelettrica, abbondante soprattutto lungo l’arco alpino, che garantì per quel periodo la copertura di gran parte del fabbisogno di elettricità del Paese. Infrastrutture importanti realizzate da Edison e da tante società, soprattutto municipalizzate, create ad hoc.

Il 1945 è l’anno in cui compare sulla scena la figura di Enrico Mattei. Incaricato di liquidare l’AGIP, venne meno al suo mandato risanando l’azienda e gettando le basi di una nuova fase della storia energetica nazionale.

Il trentennio 1945 – 1975 ebbe come protagonista l’energia termoelettrica, prodotta in centrali che utilizzavano come materia prima carbone, petrolio e gas naturale. Per sostenere il miracolo industriale italiano, era indispensabile garantire crescita e competitività. Mattei fece il possibile per assicurare al nostro paese approvvigionamenti di idrocarburi sicuri e a buon mercato.

Gli anni ’70 si sono aperti con la “prima crisi petrolifera” nel ’73, innescata dalla guerra arabo-israeliana del Kippur e si sono chiusi con la “seconda crisi petrolifera” nel ’79 in concomitanza con la rivoluzione islamica iraniana. Fu un brusco risveglio dal sogno di disporre di energia illimitata a costi ridotti.

Dal 1975 al 1987, la priorità energetica fu la sicurezza di approvvigionamento. Fu il decennio del nucleare. Anche in questo settore, a partire dalla scuola di Roma capitanata da Enrico Fermi, l’Italia fu pioniera e fu capace di sviluppare tecnologie per il nucleare civile di primissimo livello. Il disastro di Chernobyl e il referendum anti-nucleare posero fine al nucleare italiano.

Dal 1988 al 1996 sono state create robuste interconnessioni con l’estero, i primi passi di un sistema elettrico europeo che oggi è talmente interconnesso da poter parlare di mercato europeo dell’elettricità.

A partire dal 1996 e fino ad oggi, la politica energetica nazionale, in modo più o meno esplicito, è stata condizionata e si è adeguata alle nuove tendenze del mercato energetico globale, sempre più consapevole e attento agli impatti che l’attività umana può avere sugli equilibri del pianeta. Sono gli anni del Protocollo di Kyoto e della più recente direttiva europea “20-20-20”. La maggiore e diffusa attenzione all’ambiente ha favorito lo sviluppo delle energie da fonte rinnovabile: non solo l’idroelettrico ma anche il solare fotovoltaico e termico, l’energia eolica, lo sfruttamento delle biomasse e, ultimo ma non ultimo, l’efficienza ed il risparmio energetico.

Questo il passato. Cosa ci riserva il futuro? Qualche ipotesi può essere fatta sul futuro prossimo; speculare sulla realtà dei prossimi 50 o 100 anni rischia di essere un divertente ma inutile esercizio di fantasia.

I prossimi anni, con ogni probabilità, vedranno accentuate le tendenze già oggi visibili. 

In particolare, si assiste ad una graduale “elettrificazione” dei consumi energetici finali: più elettricità e meno combustibili fossili. Le piastre a induzione sostituiscono gradualmente i fornelli a gas, il riscaldamento domestico si avvale in misura crescente di pompe di calore, sta prendendo piede il riscaldamento a pavimento con fibre di carbonio alimentate spesso con l’elettricità prodotta da pannelli fotovoltaici. L’auto elettrica, per ora ancora ai “primi passi”, potrebbe diffondersi rapidamente nei prossimi anni. Le prestazioni e la durata crescono costantemente.

Siamo agli albori delle “smart city” alimentate dalle “smart grid”. Fra alcuni anni sarà cosa normalissima disporre di elettrodomestici che si attivano e si spengono in base alla disponibilità di energia elettrica, i sistemi di accumulo saranno diffusi ad ogni livello, il problema della non programmabilità delle fonti rinnovabili  sarà stato risolto grazie ad una rete che non servirà solo al trasporto dell’energia elettrica ma che metterà in comunicazione ogni singolo componente, sia esso generatore o dissipatore di energia.

Smart city e smart grid saranno strumenti formidabili che permetteranno una epocale rivoluzione del paradigma energetico. Dagli albori della civiltà, il miglioramento delle condizioni di vita dell’uomo è sempre andato di pari passo con crescenti consumi di energia: all’inizio la forza delle braccia, poi il lavoro degli animali da soma, a seguire la forza idraulica, poi il carbone, il petrolio, il gas naturale, l’atomo, ed ora, anche se in percentuale ancora modesta, le fonti rinnovabili.

Il vero “salto” di paradigma a cui assisteremo nei prossimi anni sarà quello di migliorare le condizioni della popolazione mondiale, riducendo al contempo il consumo di energia pro-capite. Una vera rivoluzione copernicana.

All’ottima esposizione di Eugenio Niccolò è seguita una nutrita serie di domande. 

Una domanda sul possibile futuro del nucleare in Italia. È un futuro oltremodo improbabile in quanto, in questi anni di stagnazione economica, complici anche gli investimenti in efficienza e i grandi investimenti nel fotovoltaico e nell’eolico, abbiamo a livello nazionale un eccesso di offerta che renderebbe antieconomico costruire nuove centrali.

Sul versante delle nuove fonti di energia è entrato prepotentemente in scena lo shale gas (e in misura minore lo shale oil). Si tratta di fonti non convenzionali, costose e la cui estrazione ha un impatto ambientale ancora tutto da studiare. Sono importanti soprattutto in termini geopolitici nella misura in cui creano nuovi canali di approvvigionamento capaci di ridimensionare o attutire eventuali shock di offerta. Anche la ricerca volta a sostituire le “terre rare” oggi fondamentali per un’ampia gamma di dispositivi, sistemi di accumulo in primis, mira non solo a ridurre i costi di produzione ma anche a rendere più sicuro l’approvvigionamento, rompendo i monopoli e gli oligopoli esistenti.

L’irruenta crescita del comparto fotovoltaico ed eolico ha consentito all’Italia di recuperare molta parte del gap che la separava dai paesi europei più virtuosi, al punto che gli obiettivi della direttiva comunitaria “20-20-20” sono ormai a portata di mano, soprattutto se nei prossimi anni investiremo con decisione in efficienza e risparmio energetico.

Grande assente dallo scenario in divenire del mercato energetico mondiale è l’idrogeno, vettore energetico in auge fino a pochi anni fa al punto che qualcuno si era spinto a profetizzare la nascita della “civiltà dell’idrogeno”. Con la tecnologia attuale, impiegare l’idrogeno presenta più difetti che pregi. Vista però la rapidità con cui evolve il mercato energetico, anche a questo riguardo, prendendo a prestito il titolo di un film con protagonista l’agente segreto più famoso di Sua Maestà, “Mai dire Mai”.