“Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa …” questo è, senza dubbio, l’estratto di uno dei più celebri discorsi di Papa Giovanni XXIII (Angelo Giuseppe Roncalli), forse una delle allocuzioni in assoluto più celebri della storia della Chiesa, quello che ormai è conosciuto da tutti come “Il discorso della luna”. Tutti noi, per vari motivi, siamo affezionati a queste parole che riportano la mente al “Papa buono”. Gli illustri ospiti che hanno partecipato alla conviviale organizzata in interclub con gli amici del Rotary Club Romano di Lombardia ci hanno descritto, con coinvolgente passione, alcuni caratteri meno noti del “nostro” Papa. 


Abbiamo avuto il piacere di ospitare alla nostra conviviale: Monsignor Francesco Beschi Vescovo di Bergamo, Don Giovanni Gusmini Docente del Seminario, Prof. Don Ezio Bolis Direttore della Fondazione Papa Giovanni XXIII, Monsignor Giulio Della Vite Segretario Generale Della Curia di Bergamo, Don Fausto Resmini, Valter Dadda Segretario Fondazione Papa Giovanni XXIII, Dott. Marco Roncalli Presidente Fondazione Papa Giovanni XXIII, Don Giampiero Masseroli Monsignore, Presbitero Diocesano, oltre al Presidente del Rotary Club Romano di Lombardia, Francesco Pavoncelli accompagnato da numerosi soci. Il tema della serata è stato “Attualità della Pacem in Terris nel terzo millennio” ed è stato sviluppato per soddisfare il desiderio di commemorare in modo adeguato il 50° anniversario dalla scomparsa del Beato Papa Giovanni XXIII molto caro ai bergamaschi nonché l’anniversario del Concilio Vaticano II. in grado di erogare servizi di assistenza domiciliare, ambulatoriale, ospedaliera e semiresidenziale. 
La Pacem in Terris è l'ultima enciclica pubblicata da Papa Giovanni XXIII (l'11 aprile 1963), con la quale il Pontefice si rivolge a “tutti gli uomini di buona volontà”, credenti e non credenti, perché la Chiesa deve guardare ad un mondo senza confini e senza "blocchi", e non appartiene né all'Occidente né all'Oriente. “Cerchino, tutte le nazioni, tutte le comunità politiche, il dialogo, il negoziato”.

Bisogna ricercare ciò che unisce, tralasciando ciò che divide questo è il grande messaggio che ci ha trasmesso il Pontefice. In un mondo dominato dalla Guerra fredda e diviso tra capitalismo e socialismo il Papa ha levato la sua voce per richiamare il fondamentale valore della pace. Andiamo con ordine. La serata è iniziata con la presentazione della Fondazione Papa Giovanni XXIII, da parte del suo Direttore, Don Ezio Bolis. La Fondazione è stata fortemente voluta dall’allora vescovo di Bergamo mons. Amadei che il 29 marzo 2000 ha firmato l'atto costitutivo con il relativo statuto. Scopo della Fondazione è la creazione di un ufficio storico che provveda alla raccolta ed all’archiviazione, secondo criteri scientifici, di tutta la documentazione, in originale o in copia, riguardante Papa Roncalli, favorendo gli studi scientifici sulla personalità e sul magistero del Pontefice. La Fondazione dispone di un importante patrimonio documentale, parte del quale è stato pubblicato ma molto è ancora inedito ed in attesa di catalogazione. 


 

La documentazione raccolta ha consentito di conoscere un Papa Giovanni diverso da come è comunemente conosciuto, un Papa Giovanni non solo buono ma anche determinato ed intuitivo, capace di coagulare il mondo dell’arte e della musica. Don Ezio Bolis ha voluto in particolare sottolineare la volontà della Fondazione di avvicinarsi ai giovani. Don Giovanni Gusmini, docente del Seminario e relatore della serata, ha iniziato il suo intervento con un invito alla lettura del testo dell’enciclica Pacem in Terris precisando subito che il concetto di “pace” non è stato un tema estemporaneo per Papa Giovanni ma un segno di continuità legato alla sua volontà e capacità di tessere relazioni e di cercare sempre la strada della comprensione reciproca, anticamera della pace. E’ bene ricordare che il Mondo era da poco uscito dalla Seconda Guerra Mondiale e si trovava in condizioni di equilibrio precario. Le due grandi potenze mondiali, USA e URSS si fronteggiavano unitamente ai loro paesi alleati. Il baricentro di questo equilibrio, ma anche di questa potenziale instabilità, si trovava al centro dell’Europa, nella Germania divisa alla fine della Guerra tra Germania Ovest (Repubblica Federale Tedesca = Deutsche Bundesrepublik, DBR) e Germina Est (Repubblica Democratica Tedesca = Deutsche Demokratische Republik, DDR). Crocevia di questa situazione era Berlino, divisa in due zone di influenza.

 

L’11 novembre 1958 Chrušcëv dà un ultimatum di 6 mesi agli USA perché lascino Berlino Ovest. Il 29 giugno 1959 Papa Giovanni XXIII emana la sua prima Enciclica “Ad Petri Cathedram” nella quale afferma che: “dovesse scoppiare una nuova guerra, tale è la potenza delle armi mostruose dei nostri giorni che non rimarrebbe altro per tutti i popoli – vincitori e vinti – fuorché immensa strage e universale rovina”. Il 25 luglio 1961 Kennedy (eletto il 20 gennaio 1961) rilancia il dialogo. Il presidente DDR Walter Ulbricht comanda che, a partire dal 13 agosto 1961, venga innalzato il Muro (abbattuto a partire dal 10 novembre 1989). Dal 15 al 28 ottobre 1962 il mondo vive la crisi di Cuba ed alle ore 12 del 25 ottobre viene letto un radiomessaggio con il quale Giovanni XXIII invita i potenti della terra a valutare attentamente ogni loro azione invitandoli a comprendere il valore e l’importanza socio politica del tema della pace. "Noi ricordiamo a questo proposito i gravi doveri di coloro che hanno la responsabilità del potere".


 

E aggiungiamo: “Con la mano sulla coscienza, che ascoltino il grido angoscioso che, da tutti i punti della terra, dai bambini innocenti agli anziani, dalle persone alle comunità, sale verso il cielo: Pace! Pace!”. Noi rinnoviamo oggi questa solenne implorazione. Noi supplichiamo tutti i Governanti a non restare sordi a questo grido dell’umanità. Che facciano tutto quello che è in loro potere per salvare la pace.” Il 23 novembre 1962, Monsignor Pietro Pavan, amico e consigliere di Papa Giovanni, scrive a Monsignor Loris Francesco Capovilla, segretario particolare di Angelo Giuseppe Roncalli, sollecitandolo affinché il Papa scriva una lettera enciclica sul tema della pace. Papa Giovanni è d’accordo e, il giovedì santo (11 aprile) del 1963 promuloga la Pacem in Terris, nota anche come “l’Enciclica di Pasqua”.  

Questa enciclica è considerata da molti come una sorta di testamento spirituale di Papa Giovanni. E’ costituita da cinque parti ma costruita su quattro pilastri che simboleggiano i pilastri della casa, la casa della pace: Verità – Giustizia – Amore e Libertà. L’enciclica è caratterizzata da una visione positiva ed ottimistica dell’uomo e del suo sviluppo. Uomo che, nella sua coscienza, trova il bene e l’ottimismo. Uno dei temi più importanti è proprio rappresentato dall’idea positiva ed ottimista del progresso. Non manca l’idea “provvidenziale” della storia che è guidata dalla Provvidenza di Dio creatore. La radice del male che segna il mondo è invece vista nel disordine nel quale l’uomo vive. Il Papa si appella alla ragione dell’uomo quale strumento per risolvere e ricomporre i disordini anziché usare la forza. La Pacem in Terris anticipa in qualche modo la visione della globalizzazione intesa come interdipendenza tra le diverse economie mondiali e propone un indirizzo, uno sorta di bussola, che orienti tutto il mondo verso i principi di solidarietà e di sussidiarietà. Riportandoci ai giorni nostri, Don Gusmini ha evidenziato come la situazione politica mondiale sia cambiata da tanti punti di vista ma, nel contempo, come siano ancora molto attuali tanti motivi di preoccupazione: minacce della Corea del Nord, minacce di terrorismo (dal 11 settembre 2001 alle bombe di ieri a Boston), nuovo complessivo disordine mondiale. Proprio traendo spunto dalle criticità e precarietà che caratterizzano il mondo di oggi, si trae la grande attualità della Pacem in Terris laddove afferma che la pace non deve (e non può) essere garantita dall’equilibrio delle forze che, ciascuna potenza in gioco, tenta di far pendere, almeno leggermente, dalla propria parte. Occorre piuttosto un disarmo integrale come quello proposto dalla Pacem in Terris. La pace si può ottenere solo attraverso la vicendevole fiducia dei popoli. Molto rimane ancora da fare per combattere l’indebolimento degli organismi internazionale (ONU), il superamento delle divisioni tra Nord e Sud del mondo, l’eliminazione della povertà e la garanzia per tutti di aria, acqua e cibo. Don Gusmini ha concluso il suo articolato e coinvolgente intervento ricordandoci che la Pacem in Terris è dedicata a “tutti gli uomini di buona volontà” cioè a tutti coloro che sono amati da Dio e, quindi, a ciascuno di noi. Aiutandoci con l’idea di positività ed ottimismo che ci ha trasmesso il nostro “Papa buono”, ognuno di noi deve guardare al futuro cercando di essere una persona aperta al dialogo ed alla collaborazione.

 


Sua Eccellenza Monsignor Francesco Beschi ha voluto chiudere la serata ricordandoci un episodio poco noto della storia di Papa Giovanni ed in particolare quanto Manzù, avvisato della morte del Papa, lo raggiunse per fargli la maschera funebre. Tornò con un grande asciugamani che conteneva la maschera del Papa e con un piccolo fagotto che conteneva il calco della mano destra di Papa Giovanni perché voleva conservare per sempre il calco della mano che aveva firmato la Pacem in Terris. Questo calco, unitamente alla maschera funebre sono oggi conservati e visitabili presso uno dei punti di ricordo e memoria di Papa Giovanni XXIII a Sotto il Monte. Agli amici presenti alla serata Don Ezio Bolis ha voluto regalare una riproduzione numerata dell’Enciclica “Pacem in Terris” autografata dal Pontefice. Il nostro Presidente Giuseppe Chiesa, ha voluto omaggiare i presenti della copia (appena stampata) della pubblicazione “Acqua emergenza planetaria”, ideata e fortemente voluta dal nostro socio Gianfranco Tironi, che il nostro club, in collaborazione con il CAI ha prodotto. "Più ci saranno gocce d’acqua pulita, più il mondo risplenderà di bellezza" (Madre Teresa di Calcutta) Gianfranco è stato sicuramente una bella goccia di acqua pulitissima.